Mia piccola Clara, scriverti significa cercarti, riprendere il filo che ci lega sapendo che da tredici anni mi stai aspettando, scavare dentro me per vedere chi sono diventata, dov’è lo spazio delicato riservato a te e ascoltare la tua piccola voce, un sussurro che racconta di un amore inespresso, di un’emotività zittita, di un dolore della mente…
Amore mio piccino, quando ero bambina dicevo a mia madre che sarebbe stato meglio morire piuttosto di farla arrabbiare continuamente. Da adolescente sarei voluta sparire per sentirmi meno inadeguata nelle relazioni con gli altri. Come avrei potuto immaginare che con il tuo passaggio lieve fra di noi avresti dato realtà a queste mie fantasie distruttive? Tu eri ancora fortemente una parte di me: sorridente, gentile, affascinante, dinamica e intensa. Eri la parte in cui amavo di più riconoscermi, il compimento di un progetto familiare, un regalo prezioso per tua sorella, e voi due insieme un regalo per noi. Eri il centro palpitante e delicato di una potenzialità meravigliosa, e nello stesso tempo eri la realizzazione di un sogno, l’apice delle mie aspettative di donna.
Perderti è stato uno schianto: l’azzeramento delle emozioni, il vuoto mentale, il congelamento dell’energia.
Clara, quello che vorrei fare immaginando che tu capisca oltre le mie capacità di capire, e accolga il mio sentire oltre le mie possibilità di empatia, è chiederti perdono per il dolore a cui non ho fatto spazio, lasciando scorrere ora le lacrime che non ho versato, stringendoti a me col desiderio, affondando il mio viso sul tuo corpicino morbido e profumato e coccolandoti fino a saziarti di dolcezza, cercando di riannodare quel cordone caldo e forte che ci univa e che faceva circolare la vita. Piango per la tua mancanza amore mio, perché questo pianto dedicato a te si è sciolto solo quando ho letto la mia sofferenza riflessa in occhi altrui, troppe volte soffocata da un senso di colpa che impediva al dolore di fluire, che spingeva la ragione a interrogarsi sui perché, a voler scaricare il peso della tua assenza su qualche colpevole, a volersi scagionare quando l’unica colpevole risultavo essere io. Piango per fare pace con la tua morte e con la mia vita. Piango per ringraziarti di quello che sei stata, per quello che saresti potuta diventare, per quello che oggi ti scopro essere: sei la parte di me che vuole capire e non vuole fermarsi, che cerca legami d’amore, che vuole diventare adulta, sei la sofferenza della ragione che non smette di domandare e rincorre i sensi per trovare unità ed equilibrio, sei la porta che mi apre alle relazioni con gli altri, a nuovi incontri, a nuove primavere…
09.06.2011 mamma Anna